L’Essenza della radice, 2020,
provette, cavalletti in stampa 3D,
materiale organico non deperibile,
vinile (5mm), foto d’archivio,
22×22 cm – 17x17x8 cm cad.
Ciò che è radicale è intimamente legato all’Essenza delle cose
Cristiana Collu
La radice si lega indissolubilmente all’idea di territorio, alle origini profonde e al nutrirsi di un mondo da raccontare e preservare di generazione in generazione. Pensare alla radice significa poi far ritorno alla ritualità e alla magia delle nostre origini. Non vi è, infatti, territorio che nella sua storia non annoveri uno stretto legame tra mito e realtà vissuta. Parlare di Essenza della radice comporta pensare ad una unione armonica tra il luogo in cui siamo nati, gli affetti con cui siamo cresciuti e i sogni a cui tendiamo le ali. Susanna Tamaro affermava che: “Con i mattoni si costruisce, con le radici si cresce”; radici che faticosamente, anche nei terreni più aridi, trovano forza ed energia per portar risorse alla pianta. Mai come in questo momento, l’impegno sotteso e simbolico dell’elemento radice è fonte di riflessione per lo sviluppo di una consapevolezza che conduca non solo alla ripresa, ma ad ulteriore passo avanti: la creazione di una realtà più attenta all’essere uomini, entità relazionali e affetti sempre connessi. Nel mondo che vorrei siamo tutti una solida radice, la cui Essenza varca il confine dell’individuale per abbracciare l’altro. La provetta che isola, per dar simbolicamente valore al suo contenuto, in ultimo si presenta aperta, poiché ritengo che la forte valenza sottesa ad uno specifico humus culturale e geografico, sia una guida e una preziosa fonte di incontro e scambio di saperi. L’installazione racchiude quei materiali (terreno, chicchi di grano, fave) considerati l’oro della mia terra, la Puglia, dirigendo l’attenzione dello sguardo su di un gesto tanto quotidiano quanto rituale che caratterizza la sapienza culinaria contadina; la “spuntatura delle fave”(da cui deriva il nome del più famoso piatto tipico pugliese).